Nella vita si verificano eventi gioiosi e altri che ci causano grande dolore. È facile discutere dei momenti felici, ma spesso evitiamo di affrontare quelli dolorosi perché il solo pensiero può scatenare un'ondata di emozioni, pensieri negativi e intense sensazioni fisiche, lasciandoci incerti su come gestirli. Per difenderci da quel senso di vulnerabilità profonda, in cui percepiamo di non avere il controllo (e quanto detestiamo sentirci così!!!), potremmo scegliere di reprimere i nostri sentimenti, nella speranza che col tempo il dolore diminuisca. Ma spesso non è così. Continuiamo a sentirci depressi o costantemente ansiosi, e forse abbiamo uno stile di vita poco sano che ci risulta difficile cambiare. Non riusciamo a spiegare a noi stessi o agli altri il vortice di emozioni che ci paralizza e ci impedisce di procedere, alimentando un senso di impotenza che ci fa credere che nulla potrà mai cambiare.
Mi piace paragonare il mio lavoro di psicologa al Kintsugi. In Giappone, l'arte del Kintsugi è quella di riparare ('tsugi') le crepe di un oggetto rotto, spesso utilizzando oro ('kin'), per conferirgli una nuova vita e un valore accresciuto. Il portaoggetti che vedete nella parte superiore del sito mi è stato regalato molti anni fa. Non ricordo chi me l'ha dato, ma è sempre stato uno dei miei preferiti. Quando si è rotto per un maldestro incidente, non ho mai pensato di buttarlo via. Così, l'ho incollato di nuovo. È vero, non è più perfetto, ma per me ha acquisito ancora più valore.